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la formica e il formicaio
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la formica e il formicaio
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anno 2020
descrizione
la formica si allontana poco dal formicaio e crede che il mondo finisca lì
autori annina motta, carmen rodriguez, jessica alberti, maria heinz, Ottorino Piccinato, paul evans, Roberto de Stefania
questo testo è molto ridotto perché lasciamo spazio al video


la formica esce dal formicaio
la formica esce dal formicaio e esplora il terreno circostante in cerca di cibo e materiale utile alla sua comunità

per approssimazione stimiamo che possa allontanarsi di 100-200-500 metri al massimo
il limite della distanza è dato da diversi fattori tra cui il reperimento del materiale di cui ha bisogno o eventuali ostacoli insuperabili

immaginiamo che raggiunga uno stagno e che decisa quindi di tornare alla base sia perché ha trovato ciò che cercava e sia perché non sa nuotare o comunque non varrebbe la pena correre rischi
ripete questa operazione decine di volte al giorno e lo fa giorno dopo giorno dopo giorno

non sappiamo se si sia mai chiesta cosa c'è oltre lo stagno e, se munita di un'attrezzatura per raggiungere l'altra sponda, sarebbe interessata a farlo

alla fine comunque il suo mondo è quello: il formicaio, la riva dello stagno e tutto il terreno che sta in mezzo
ovviamente è una metafora e non ci interessa la situazione reale della vita quotidiana della formica
noi siamo formiche?
noi siamo formiche? verrebbe da rispondere che sarebbe bello condurre una vita dedicata al lavoro costante, organizzato ed efficiente come la loro

ma il tema non è questo

la nostra natura di esseri intelligenti e creativi ci porta a essere curiosi e a non arrenderci davanti a un ostacolo come è lo stagno per la formica

se il suo mondo si limita al territorio che ogni giorno attraversa per raggiungere i propri obiettivi, il nostro mondo è diviso tra ciò che conosciamo e ciò che invece non conosciamo e nel quale cerchiamo di addentrarci per ampliare le nostre aree in ogni campo per raggiungere traguardi sempre più lontani e a volte sempre più difficili

a seconda dei periodi storici che abbiamo vissuto i nostri limiti apparentemente invalicabili erano le colonne d'ercole o i viaggi nello spazio

ciò che principalmente ci differenzia dalle altre specie viventi finora conosciute è la curiosità, la ricerca e la soddisfazione nella possibilità di spostare i nostri limiti anche attraverso la costruzione di oggetti e sistemi che ci aiutano a percorrere la strada che chiamiamo progresso e civiltà

noi siamo istintivamente curiosi e di conseguenza istintivamente creativi

se ti interessa sapere cosa intendiamo per creatività puoi entrare in questa pagina
lo stagno non è mai stato un limite per l'uomo e non dovrà esserlo in futuro
lo stagno non è mai stato un limite per l'uomo e non dovrà esserlo in futuro

qualunque fosse stato il nostro livello di progresso, in qualsiasi epoca, abbiamo sempre cercato di migliorarci

il progresso va di pari passo con le le conoscenze del momento e il desiderio e la capacità di vedere lontano, oltre lo stagno

immaginiamo di essere al centro dell'area verde nel cerchio azzurro che rappresenta simbolicamente il pianeta terra ma anche il nostro punto di osservazione
e immaginiamo di voler esplorare i confini dell'universo, una delle tante ricerche e osservazioni a cui l'uomo si è interessato da sempre

l'area verde rappresenta la zona di consapevolezza e certezza di un periodo particolare, cioè quello immediatamente successivo all'invenzione del telescopio: Galileo galilei e molti altri dopo di lui osservano il cosmo con quello strumento e con altri sempre più perfezionati, e si rendono conto della vastità dell'universo che ora possono esplorare, e forse capire, grazie a invenzioni che permettono loro di guardare oltre lo stagno

e grazie anche alla loro intelligenza, connessa alla curiosità e alla creatività, che danno loro i mezzi non solo per vedere ma anche e soprattutto per dedurre e intuire, per formulare ipotesi e teoremi, immaginando quello che ancora non possono vedere

poi le tecniche di osservazione migliorano e arriviamo ai tempi nostri: abbiamo la possibilità di costruire telescopi potentissimi e di mandarne alcuni nello spazio per verificare teorie formulate anni o decenni prima, oppure per smentirle e crearne di nuove sulla base di nuove esplorazioni

ora possiamo capire cosa c'è nella zona che abbiamo colorato in giallo
quindi l'area osservata è cresciuta in modo esponenziale rispetto a quella di alcuni secoli prima; riusciamo a vedere ciò che è accaduto 13 miliardi e 800 mila anni fa, e cioè quella grande esplosione che viene chiamata big bang

e nell'immagine il big bang è raffigurato da un disco nero che non a caso poniamo al limite della zona gialla che rappresenta la nostra capacità attuale di osservare

il fatto è che noi pensiamo che questo limite rappresenti solo un passaggio, un momento di transizione tra quanto lontano possiamo vedere oggi e quanto invece c'è ancora da vedere, che simbolicamente abbiamo colorato di rosso
non guardare le proporzioni perché sono ovviamente simboliche: riteniamo che oltre al big bang, che per noi non un episodio isolato in quanto riteniamo che ci siano stati moltissimi (vedi la nostra teoria del multibang), ci sia e ci sia stato molto di più nello spazio e nel tempo

anche se ora non riusciamo a oltrepassare questo traguardo, un giorno riusciremo a vedere mille o milioni di volte più lontano

le uniche cose che dobbiamo fare sono:

- crederci

- provarci

cioè guardare oltre lo stagno, perché non siamo formiche
guardare oltre lo stagno perché non siamo formiche
la nostra natura, il nostro essere curiosi, ci porta a cercare di guardare sempre oltre lo stagno, e ci sono diversi modi per farlo:

1) andando effettivamente oltre lo stagno per vedere cosa c'è

possiamo farlo migliorando le nostre tecnologie o sfruttando al meglio quelle già in nostro possesso

2) formulando delle teorie se non possiamo verificare di persona

le teorie vanno però verificate in tempi rapidi perché allestimenti servono a poco e sono soltanto accademia; il concetto di rapidità varia in funzione della teoria e non c'è una regola comune; certo è che se una teoria resta tale per lungo tempo perde la propria efficaci

l'accanimento teorico
è importarne considerare un aspetto che deriva dal limite dei nostri mezzi di osservazione: se non si si riesce ad effettuare un'osservazione diretta ci si deve dare la possibilità di creare delle ipotesi che possono anche essere molto lontane dalla realtà, o meglio da ciò che consideriamo reale e verificato

ma si deve sempre aver presente il fatto che sono solo ipotesi/teorie e che non ci si deve innamorare di ciò che immaginiamo; infatti capita di vedere che a volte si formulano teorie per giustificare e spiegare altre teorie: si mette in pratica quello che noi chiamiamo accanimento teorico prendendo spunto dall'accanimento terapeutico

come non è giusto perseverare nelle cure quando è certo e palese che si prolunga la vita di un paziente, ma anche inutilmente le sue sofferenze, non ci si può accanire e incaponirsi si una teoria magari creandone altre a suo supporto, e ancora e ancora

noi facciamo della creatività il nostro mestiere, ma raccomandiamo sempre ai nostri collaboratori e ai nostri clienti di non innamorarsi troppo delle ipotesi creative che formuliamo e di andare oltre

se la teoria "a" scricchiola e non riusciamo a verificarla si prova con la "b" e poi con la "c" e via via senza sosta, o fino a che tempo, energia e budget ci permettono di proseguire